L’idrosadenite suppurativa è una patologia dermatologica cronica e ricorrente, che può comparire dopo la pubertà e che interessa comunemente le regioni ascellari e/o l’area genito-femorale; essa ha una prevalenza dell’1-6%, colpisce soprattutto il sesso femminile ed ha un impatto negativo sulla qualità della vita. Le comuni terapie hanno sempre dato risultati spesso insoddisfacenti, ma recentemente sono proponibili cure più efficaci sia mediche sia chirurgiche.
Si tratta di una patologia infiammatoria ed infettiva cronica delle cute ove il primo evento sembra essere l’occlusione dei follicoli piliferi di quelle aree con conseguente infiammazione, interessamento secondario delle ghiandole sudoripare, poi fibrosi e infine reazione cicatriziale. Spesso si associano eventi sovrainfettivi dovuti a batteri locali, propri della cute o dei follicoli piliferi. Tra le varie cause esistono fattori genetici predisponenti, tenuto conto che una storia familiare è presente nel 25% dei casi. La tendenza a comparire alla pubertà o dopo la pubertà suggerisce il possibile coinvolgimento degli ormoni (androgeni). L’obesità sembra avere un ruolo scatenante o peggiorativo. Parecchi studi hanno inoltre dimostrato che l’uso del tabacco rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della patologia.
Il decorso clinico può essere stadiato con la classificazione di Hurley: l’inizio è insidioso con follicoliti, papule, pustole localizzate persistenti e ricorrenti (stadio I), poi progressivamente si assiste alla comparsa di noduli, placche, ascessi, aree necrotiche, fistole, qualche cicatrice (stadio II) e infine confluenza delle lesioni con tratti fistolosi e cicatrici maggiori anche retraenti e ipertrofiche di grado variabile (stadio III). Le fistole possono interessare anche i tessuti profondi inclusi fascia muscolare e muscoli.
Per quanto concerne il trattamento negli stadi iniziali sono indicati antibiotici per via generale e nelle donne antiandrogeni; nello stadio II come nello stadio I, eventualmente associati ad escissione chirurgica limitata di lesioni ricorrenti; nello stadio III l’indicazione è finora quasi sempre chirurgica. Esiste una nuova classe di farmaci biologici, spesso usati in mono-terapia, per la cura di alcune malattie sia infiammatorie, come l’idrosadenite suppurativa; i risultati finora prodotti sono stati in alcuni casi significativi, ma solo con studi con un follow-up a lungo termine si conosceranno chiaramente benefici e limiti. L’importante è rivolgersi sempre solo presso strutture sanitarie o convenzionate, abilitate alla gestione delle peculiari patologie.
Per quanto concerne il trattamento chirurgico è ormai consolidato il fatto che, per ottenere un tasso di recidiva ridotto, è essenziale una asportazione simil-oncologica delle aree interessate. Tra le diverse tecniche ricostruttive possibili, l’uso di lembi perforanti locali rappresenta una scelta molto valida in termini funzionali ed estetici. Ciò è estremamente confermato quando si parla di pieghe cutanee ascellari, della regione mammaria, xifoidea ed inguinale.
Diversamente, nelle regioni perineale, perianale e vulvare il tasso di complicanza delle tecniche ricostruttive con lembi cresce significativamente, a causa soprattutto delle maggiori tensioni a carico delle ferite, della maggior macerazione e della vicinanza agli orifizi vulvari e anali.
Pertanto, l’uso di tecniche di chirurgia rigenerativa quali la VAC (Vacuum Assisted Closure) terapia, unitamente o meno ad innesti dermo-epidermici, rappresenta una valida e promettente alternativa, soprattutto nei pazienti non candidabili al tipo di tecnica ricostruttiva precedente. Sebbene siano pochi gli articoli inerenti finora pubblicati, i risultati paiono interessanti, soprattutto sotto il profilo funzionale[1],[2]. I vantaggi consistono nel non avere ulteriori morbidità indotti dall’intervento chirurgico stesso, non avendo siti donatori; gli svantaggi consistono in tempi di guarigione prolungati, che in molti casi possono raggiungere i diversi mesi, con tutte le problematiche cliniche e relazionali associate. In futuro, quando saranno disponibili maggiori casistiche, è auspicabile poter individuare sempre con maggior chiarezza le precise indicazioni dei pazienti con gli stadi avanzati di idrosadenite suppurativa verso trattamenti medici piuttosto che chirurgici o rigenerativi.
Prof. Luca Vaienti; Dr. Andrea Marchesi
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Bibliografia:
[1] Chen YE, Gerstle T, Verma K, Treiser MD, Kimball AB, Orgill DP. Management of hidradenitis suppurativa wounds with an internal vacuum-assisted closure device. Plast Reconstr Surg. 2014 Mar;133(3):370e-377e.
[2] Chen E1, Friedman HI. Management of regional hidradenitis suppurativa with vacuum-assisted closure and split thickness skin grafts. Ann Plast Surg. 2011 Oct;67(4):397-401.