Il lipofilling è una tecnica della chirurgia plastica ormai uscita dall’era eroica dei primi pionieri ed universalmente accettata come una delle metodiche principali della chirurgia plastica, tale da trovare applicazione nei settori più interessanti sia in ambito ricostruttivo che nell’ambito della chirurgia estetica.
Infatti, nella letteratura internazionale e nei congressi di chirurgia plastica rigenerativa, gli argomenti più dibattuti, accanto ad un vero fiorire delle nuove applicazioni cliniche, sono rappresentati dalle modalità di prelievo e processazione del grasso e dalle modalità di inoculazione nelle zone riceventi, in quanto il sentire comune dei ricercatori e dei chirurghi verte sulla esigenza di ottenere un tessuto adiposo ricco di cellule vitali non danneggiate dai sistemi di prelievo e processazione, completamente libero da scorie, ed in grado di attecchire nella zona ricevente, in misura tale da rendere il risultato stabile nel tempo, ovvero riducendo al massimo l’effetto del riassorbimento del grasso innestato.
Il criterio che guida la ricerca nella messa a punto delle metodiche capaci di favorire il maggior attecchimento possibile del grasso innestato, è la speranza/certezza che solo preservando la vitalità delle cellule adipose, con particolare riferimento alle cellule mesenchimali adulte, anche definite come staminali adulte, e la concentrazione dei fattori di crescita, si possa migliorare effettivamente ed in modo rilevante il grado di attecchimento dell’innesto adiposo, e forse la quota cellulare mesenchimale potrebbe aggiungere al semplice attecchimento anche un processo di ristrutturazione del grasso nella zona ricevente il trapianto, nell’ottica di una vera chirurgia rigenerativa.
In questo senso le tecniche di prelievo seguono 2 distinte direzioni. Quella più tradizionale si affida completamente alla abilità del chirurgo che, mediante una adeguata tecnica di anestesia locale per infusione sottocutanea continua, nonché mediante mano esperta ed impiegando cannule aspirative di struttura atraumatica montate su siringhe, confida nella propria capacità di prelevare tessuto adiposo con una bassa percentuale di cellule traumatizzate dai gesti meccanici del prelievo. Lo svantaggio concettuale di questa metodica di prelievo, tuttavia ancora la più diffusa, è rappresentata dalla estrema variabilità del risultato atteso, che potrebbe essere diverso da chirurgo a chirurgo. Con questa consolidata filosofia di prelievo si confrontano le nuove tecniche mediate dalle macchine, quali il sistema Body Jet, ove la standardizzazione della metodica da parte dello strumento, pur regolabile nei suoi parametri, garantisce il rispetto e la conservazione dell’integrità della frazione cellulare ed il recupero dei fattori di crescita.
Per quanto si riferisce invece ai metodi di processazione del grasso prelevato, si contrappongono 2 distinte filosofie, quella della centrifugazione, e quella della decantazione. La centrifugazione del grasso prelevato discende dalla tecnica originale di Coleman, che attribuisce proprio alla centrifuga la valenza di un miglior attecchimento del tessuto adiposo, probabilmente a causa di una più agevole eliminazione del sangue e delle scorie residue, e la separazione della frazione nobile del grasso dal sopranatante ricco di olio e cellule disvitali. Anche altri sistemi di processazione dotati di maggiore automazione, quali il sistema Celution 800/CRS della Cytori Therapeutics, ed il Sepax, utilizzano il principio della centrifugazione del grasso ad un numero di giri e per un tempo prestabiliti. Metodiche alternative alla centrifugazione sono la semplice decantazione in siringa del grasso prelevato o sistemi di decantazione più raffinati, fra i quali il sistema Cytori Pure Graft, che aggiunge alla decantazione, il lavaggio del grasso con soluzione Ringer lattato ed un sistema di filtrazione a membrane che, mediante la separazione fisica dimensionale, consentono solo alle cellule adipose vitali ed ai fattori di crescita di concentrasi nella siringa da inoculazione.
Michele Riccio