Cicatrici dolorose: un nuovo impiego del lipofilling

Dopo una ferita accidentale od un intervento chirurgico, rimane sempre una cicatrice. Indipendentemente dalle tecniche di sutura e dall’esperienza del chirurgo, alcune persone sviluppano cicatrici dolorose, che rimangono tali anche a mesi di distanza dall’evento che le ha prodotte.

 

Tra le cause di dolore, al di là della quota legata alla reazione cicatriziale “cheloidea” (dovuta ad una risposta esuberante dei tessuti lesionati, che porta a cicatrici talvolta imponenti, arrossate e spesso dolenti e che nella quasi totalità non si tratta chirurgicamente), ci sono spesso casi in cui, seppur di fronte ad un normale processo di cicatrizzazione, persiste una dolorabilità locale spontanea o generata da una minima pressione.

Le cause possono essere molte: la lesione di fibre nervose nocicettive (ossia deputate alla ricezione del dolore), aderenze cicatriziali con tessuti profondi, ”intolleranza” verso punti di sottocute a lento assorbimento oppure, presenza di corpi estranei nel caso di ferite accidentali con materiali contaminati.

 

Nei primi due casi, che quasi sempre rappresentano una diagnosi di cosiddetta “esclusione”, il trattamento è solitamente farmacologico con anti-dolorifici.

 

Recentemente, il lipofilling è stato impiegato anche in questo campo. Uno studio clinico condotto in Francia ha permesso di confermare l’efficacia del trapianto di grasso anche per gli esiti cicatriziali dolorosi e resistenti ai farmaci analgesici. Difatti, in 9 pazienti su 11, il beneficio è stato definito consistente, portando alla scomparsa del dolore o ad una sua marcata riduzione[1]. Il perché il grasso iniettato porti a numerosi benefici è tuttora oggetto di studio, sebbene si ipotizzi che fattori di crescita rilasciati, cellule staminali adulte capaci di “rigenerare” il tessuto in cui viene iniettato, unitamente all’azione meccanica di ammorbidire e “stoffare” i tessuti, siano alla base della sua efficacia.

 

Il trapianto di cellule adipose autologhe, ossia dello stesso paziente, da una sede corporea cosiddetta “donatrice” ad una sede da trattare, detta “ricevente”, rappresenta difatti una tecnica ormai consolidata in diversi ambiti della chirurgia ricostruttiva e rigenerativa.

 

Da anni viene impiegata con largo successo nell’ambito della chirurgia ricostruttiva mammaria e nelle tecniche di rimodellamento corporeo, chiamate dagli anglosassoni “body-contouring”.

 

Grazie alla sempre maggiore confidenza dei chirurghi con le tecniche di prelievo, trattamento ed iniezione del grasso, il lipofilling viene impiegato anche per gli ambiti più ostici della chirurgia, quali i neuromi dolorosi d’amputazione piuttosto che i trattamenti delle aree ustionate.

 

Pertanto, nei casi di cicatrici dolorose, o dopo un intervento chirurgico o dopo una ferita accidentale, tra le armi a disposizione del chirurgo plastico un trattamento innovativo e promettente potrebbe essere quello del trapianto autologo di adipociti.

 

A seconda della quantità di grasso da prelevare, della grandezza e del numero di aree da trattare, l’anestesia necessaria può variare dalla semplice locale, alla locale con sedazione o all’anestesia generale.

 

La durata dell’intervento è variabile anch’essa, spaziando dalla mezzora nei casi più semplici, fino alle due o tre ore nei casi più estesi e complessi.

 

Come per tutti gli interventi di prelievo ed iniezione del grasso, si raccomanda sempre l’esecuzione in una struttura sanitaria certificata, a norma di legge e, non da ultimo, di affidarsi ad un chirurgo di provata formazione ed esperienza, che possa fornire in modo chiaro ed esaustivo tutte le risposte circa i reali e possibili benefici dell’intervento, i rischi e le complicanze connesse, a seconda delle aree di prelievo e di trattamento.

 

 

 


[1] Baptista C1, Iniesta A, Nguyen P, Legré R, Gay AM. Autologous fat grafting in the surgical management of painful scar: preliminary results. Chir Main. 2013 Oct;32(5):329-34.