La rigenerazione dei tessuti danneggiati da traumi, neoplasie, o inevitabili demolizioni chirurgiche, rappresenta da sempre il “sogno” dei chirurghi ricostruttori. Certamente negli ultimi decenni, soprattutto dopo lo sviluppo della microchirurgia, le metodiche hanno acquisito la capacità di riparare efficacemente le lesioni tessutali, mediante cicatrici di buona qualità, ma il “gold standard” del futuro è rappresentato dalla induzione alla rigenerazione dei tessuti, ovvero dalla completa “restitutio ad integrum” dei tessuti lesi e relativo ripristino sincrono della funzione, in assenza di evidenti esiti .La messa a punto negli ultimi anni di metodiche capaci di selezionare le cellule staminali tratte non da embrioni umani, ma da tessuti adulti, quindi senza implicazioni etiche relative alla raccolta degli embrioni e senza il rischio di indurre neoplasie teratogene, ha illuso i chirurghi di poter raggiungere rapidamente il traguardo tanto sospirato di una chirurgia rigenerativa totipotente, sempre capace di indurre la rigenerazione dei tessuti fino ad ottenerne la “restitutio ad integrum”.
Purtroppo la realtà non è tutt’ora così favorevole, in quanto la costituzione della “triade rigenerativa” che è alla base di ogni processo rigenerativo tessutale, ovvero l’associazione di cellule staminali adulte orientate, di fattori di crescita specifici per quella linea cellulare, ed infine di uno scaffold biologico tridimensionale capace di accogliere il rigenerato cellulare e stimolarne l’espansione, non è così facile da realizzare.
Soprattutto è tramontata l’illusione di poter estrarre dai tessuti le cellule staminali mediante metodiche enzimatiche quali l’impiego della collagenasi, in quanto trattasi certamente di manipolazione contraria alla Direttiva Europea 23/2004.
Per tale motivo i ricercatori dell’Accademia propongono una metodica innovativa in chirurgia plastica rigenerativa che rappresenta un deciso passo in avanti verso la bioinduzione alla rigenerazione dei tessuti: la disgregazione meccanica. Infatti impiegando il sistema RIGENERA, una tecnologia capace di disgregare meccanicamente i tessuti producendo microinnesti del diametro di 50 – 80 micron, abbiamo la possibilità di eseguire un autotrapianto delle zone lesionate impiegando questi microinnesti, i quali, ricchi di cellule vitali sono in grado non solo di attecchire rapidamente a causa delle piccole dimesioni ma di avviare la riproduzione cellulare a partire dalle cellule progenitrici, fino ad ottenere la reintegrazione dei tessuti lesionati. Inoltre la microframmentazione dei tessuti ottenuta mediante la disgregazione meccanica è perfettamente compatibile con le procedure chirurgiche in assenza di rilevanti manipolazioni come da Direttiva Europea 23/2004.
Impiegando la tecnologia rigenera i nostri ricercatori hanno ottenuto a livello clinico brillanti risultati nelle riepitelizzazione di lesioni traumatiche dei tessuti molli degli arti, di superfici cutanee ustionate, nonché nella rigenerazione tissutale a livello di ulcere trofiche su base vascolare e diabetica. Il sistema RIGENERA è quindi una realtà clinica già disponibile peraltro impiegata anche in medicina estetica per arrestare la caduta dei capelli ed stimolare al contempo la rigenerazione dei bulbi capilliferi.
Michele Riccio