Metodiche di isolamento della Stromal Vascular Fraction (SVF) dal tessuto adiposo: stato dell’arte

Introduzione

L’idea di utilizzare il grasso come materiale di riempimento non è recente, infatti il primo utilizzo di innesti di grasso autologo è stata presentata da Neuber nel 1893 per il trattamento di difetti facciali (1). Nel 1910, Lexer ha per la prima volta utilizzato la tecnica in chirurgia plastica per aumentare le regioni malari e come riempitivo (2). Mentre, nel 1911, Bruning è stato il primo ad iniettare il grasso autologo nel tessuto sottocutaneo al fine di aumentare i tessuti molli (3). Solo nel 1950 fu pubblicato il primo articolo che descriveva il comportamento del tessuto adiposo autologo infiltrato per la correzione del profilo corporeo (4), dimostrando che il tasso di sopravvivenza per i trapianti di grasso autologo potrebbe essere più elevato del 50%.

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La Membrana amniotica

La membrana amniotica è un tessuto di origine placentare. La membrana amniotica, in contiguità al corion, rappresenta lo strato più interno del sacco amniotico che circonda l’embrione e, in seguito, il feto. La membrana amniotica a termine ha una superficie che va da circa 700 a 1800 cm2,  un peso di 15-35 grammi e uno spessore variabile da 0,02 mm a 0,05 mm, a seconda delle gestanti e delle diverse regioni dell’amnios. È una membrana traslucida composta da tre strati principali: uno strato epiteliale, una membrana basale spessa ed un mesenchima avascolare. Non contiene nervi, muscoli né vasi linfatici e ottiene i nutrienti e l’ossigeno di cui ha bisogno direttamente dal liquido amniotico e dai vasi di superficie fetali.

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Il lipofilling in chirurgia plastica

Il Lipofilling e una procedura chirurgica che  consiste nell’auto trapianto di grasso. Il tessuto adiposo viene prelevato dalle cosce  o dall’addome e inoculato in altre regioni anatomiche. E’ una procedura naturale e non allergenica, che consente di ridefinire le forme ed i volumi del viso e del corpo. E’ una “procedura naturale” perché applica il principio dell’utilizzo dei tessuti propri in alternativa all’impiego di materiali sintetici.  E’ una “procedura anallergica” perché il proprio tessuto adiposo, trasferito in altra sede del proprio corpo, non può stimolare reazìoni autoimmunitarie.

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